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lunedì 19 dicembre 2011

pensierini di Natale


Natale incombe. Natività, cartapestai, la fiera dei pupi sotto tendoni di plastica bianca in piazza Sant’Oronzo. Brutti da vedersi, ma tant’è. “E’ il mercato, ragazzo”.  
Per le strade bimbi per mano agli adulti, ragazze per mano a ragazzi. Intrecci di mani che poi va a finire che non si districano più.  Luminarie sparse come tetti di stelle per le strade del centro. Ragazzi neri neri, senegalesi che si ritrovano in tanti a Porta Rudiae per dire “Non au racisme”. Manifestazione bella e colorata. Eggià, dopo i fattacci di Torino e Firenze si sentono solidali con i loro amici. Con altre persone. Una Rom sta chiedendo soldi ai passanti “per mangiare i bambini” dice, trattengo un sorriso, sa tanto di cannibalismo detto così. Passa un ragazzo negro, non mi piace dire “di colore”, e se poi ci chiamassero “gli incolori” saremmo felici? Si ferma, mette la mano in tasca e le dà qualche monetina. Solidarietà fra gli ultimi, quella che il Salento conosce bene. Natale di crisi economica, in TV il capo del governo (dei tecnici) snocciola dati e costi da far impallidire ogni benpensante. Però non si tocchino le farmacie per carità, neppure i tassisti, anche per loro è Natale.
“Solo pensierini quest’anno” dice una signora forse elegante (non ho nozioni sufficienti per capire i parametri dell’eleganza) alla sua amica che risponde “certo, solo pensierini”. Pensano molto le signore eleganti, anzi pensierinano. C’è crisi, c’è crisi. Dicembre tiepido e dolce anche in riva al mare di Castro dove i manifesti dicono “viene la RAI a riprenderci” quasi un monito ai castrioti : mettetevi belli belli per carità.
E sarà Natale anche per i vigili urbani e soprattutto per gli ausiliari del traffico. Quelli che vagano spersi fra auto in sosta a controllare bigliettini e a “elevare ammende” che è il modo, questo si elegante, per dire “fare multe”. Strano il linguaggio della burocrazia a volte, sembra parlare d’altro. È come, che so, chiamare aeromobili gli aerei o convogli i treni. E di treni non parlo perché diventerebbero pensierini di Natale scurrili.
«Come va quest’anno il Natale?» «Lasciamo perdere» è il dialogo fra me e la signora che vende bigiotteria nel suo negozio.
Babbo Natale spiaccicato...(640x480)
Ieri sera ho bevuto vin brulè.  Una vera panacea per il raffreddore, oppure contro l’insonnia, o ancora per passare il tempo nelle fredde notti invernali. Qualcuno lo utilizza anche per sedurre, ma questo non lo dico.

D’altronde l’arte della seduzione è perfidamente sublime, molto spesso gli uomini (detti “individui bipedi di sesso maschile”) utilizzano risotti, spesso improbabili, ma tant’è. Altri si buttano su arrosti preparati con le debita lentezza. Però bisogna stare molto attenti, se è un appuntamento con una recente conoscenza si rischia di preparare per ore carne per una vegetariana, e questo vanificherebbe attese e ansie. Ma perché mai la seduzione deve passare per la tavola? Ingozzandosi lo si fa meglio? Porrò la domanda a chi sa.
Pochi balconi con lucine colorate, in giro per la città, crisi crisi crisi, la corrente costa. Per fortuna pochissimi babbinatale appesi penosamente a balconi e facciate di palazzi. Più che portatori di doni mi ricordano tanto paracadutisti che hanno sbagliato il lancio e si sono spiaccicati su un muro.
 Non sono mai stato a Natale in Salento, sempre in Piemonte. Solitamente la cucina è mista: calabro/piemontese. Si inizia a cenare il 24, ci si alza da tavola il 26. Esclusa qualche breve pausa per dormire. E mai nessuno che mi regali una confezione di Alka Selzer accidenti.
 La Tv trasmetterà gli inevitabili, eterni, immortali film di Natale. Sfileranno Stanlio ed Ollio, Chaplin, e amenità simili. Piacevoli ma sempre maledettamente le stesse. E tutti a fare gli auguri per strada, sotto le stelle finte delle luminarie, sotto i lampioni che a Lecce hanno reso multicolori chissà perché. E non mi si parli di tombole. Casco addormentato al terzo numero estratto.
E poi la tragedia dell’omicidio di Natale. Il panettone pare appartenere ad un’era glaciale, antica. Una volta c’erano quelli che amavo, con uvetta, frutta candita e basta. Improvvisamente, con il benessere diffuso, li ritrovi ripieni di improbabili creme allo champagne, piuttosto che al pistacchio e simili. Equivale, più o meno all'offrire a un salentino cozze ripiene di nutella.
E va bene, intanto prepariamoci per il capodanno. Dobbiamo pur entrare nel 2012 con dignità. Possibilmente senza botti. Anche perchè, per chi crede ai Maya... E per chi non ci crede, nessun problema, dalla manovra economica di metà febbraio usciranno vivi in pochi. Il governo dei tennici (scritto così) a che serve se non a fare il lavoro sporco che i politici non vogliono fare e a fare le manovre che piacciono alla BCE?
Vabbè buon nuovo anno. 

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