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mercoledì 11 dicembre 2013

Grillo, il fascismo e i giornalisti. Solidarietà a Francesco Merlo e ai giornalisti proscritti.

Il web, i social network in genere possono diventare luoghi di parole in libertà, a volte amene, altre volte, ahinoi, dure, pesanti e irritanti.
Un blog invece è una pagina creata per trasmettere messaggi, può essere interattiva oppure chiusa come un giornale di carta, “io scrivo, voi leggete se vorrete, domani è un altro giorno”.  Comunque lo si utilizzi rimane un (non)luogo che ha un “proprietario” che se ne assume la responsabilità. In quello che state leggendo ho dovuto, dopo pochissimi giorni, bloccare alcuni commenti e renderli non pubblicabili direttamente da chi li invia, ma moderarli. E’ una cosa quasi detestabile, lo ammetto, sarebbe bello lasciare ampia libertà di parola, però se nel mio blog un signore scrive frasi ingiuriose contro una personalità o invita a risolvere con le pallottole una questione, allora io divento responsabile per questo sciagurato, quanto meno mi sento il carico della responsabilità.
E proprio l’anonimato è un invito ai più idioti che si firmano con strani nik pensando (solo pensando) di essere invincibili in quanto invisibili. In realtà ogni parola messa in reste rende il computer di partenza  raggiungibile facilmente dalla polizia postale. Non mi va però di entrare in questo girone, quindi ho scelto di blindare il blog. Neppure   pubblico  post anonimi, chi vuole pubblicare si firmi (forse è questo uno dei motivi per cui in circa mille post ho solo una ventina di commenti).
Esiste tuttavia una parterre di blogger che è solito inserire inviti alla violenza verbale per il gusto di far scatenare gli istinti più bassi dei lettori che si sentono in dovere di intervenire pesantemente amplificando la voce del “dissenso”. Se poi il provocatore è il capo di un partito rappresentato in Parlamento, la cosa è decisamente grave. Che la violenza verbale sia il nuovo modo di confrontarsi della nuova era politica lo sappiamo bene, l’insulto è regola. Potrei citare Sgarbi, Santanchè, Mussolini, i leghisti quasi in blocco e via dicendo.
Nel blog di Beppe Grillo (confesso di  averlo  aperto in pochissimi casi per una naturale antipatia per lo sgarbismo e la politica urlata, mi limito a leggere quello che riportano i media) si legge una vera e propria lista di proscrizione per alcuni giornalisti rei di non essere allineati con l’imbecillità. E si fanno nomi e cognomi, fin qui nulla di strano, uno a casa sua può insultare chi vuole, affrontando, nel caso, il giudizio della magistratura. La cosa sconcertante è che si lasci carta bianca ai lettori (elettori) senza alcun filtro, in sostanza si fa la politica degli ultras negli stadi dove alcuni urlano e provocano e i loro utili idioti picchiano e lanciano bombe carta. Lo fece a suo tempo Mussolini con le camice nere, lo fece Pinochet con i camionisti che bloccarono il Cile per consentirgli il golpe. Lo fa Berlusconi ogni volta che istiga contro la magistratura, e chissà che non sia dietro ad altri utili idioti, i forconi per esempio. Destabilizzare per creare panico e giustificare sommovimenti. Avrebbe ottimi consiglieri in materia. Attaccare giornalisti, magistrati, avversari politici è prassi ormai troppo comune. E proprio Grillo dovrebbe ringraziare la Democrazia dei giornalisti, sarebbe coperto da una cortina di silenzio se questi decidessero (alla buon’ora) di non pubblicare più le parole di uno che li insulta un giorno si e l’altro anche.
Francesco Merlo, in un lungo articolo su Repubblica, proprio di questo parla, del suo nome lanciato via web dal dipendente di Casaleggio e delle “libere” risposte dei lettori di questo tenore: “Non si tratta di usare le pallottole, ma una rappresaglia ai giornalisti e agli stronzi di regime  una qualche rappresaglia... tipo rigare la sua macchina con le chiavi....”  (Victorio Pezzolla). “L’uccello di Repubblica fa schifo anche al mio uccello...” (senza firma) e l’articolo ne cita molti altri. Il problema sta nel capire le responsabilità,non già di quelli che commentano, ma proprio di chi li istiga a farlo. Nella scelta politica e comunicativa di Grillo si nota la reintroduzione delle liste di proscrizione, si sentono (direbbero i sommelier) afrori di Le Pen, Almirante, Rauti, Alba Dorata, Stalin, con un retrogusto amaro e nero come il Benito nazionale. Una vis polemica che tanto piace a una parte dei berlusconiani e delle destre in generale.
Non è assolutamente un caso che nei sommovimenti dei forconi ci fossero molti che si dichiaravano elettori del partito guidato da Casaleggio. Non è un caso perchè dove c’è populismo ci stanno personaggi che vogliono un uomo solo al comando, quelli che qualcuno chiamava “gli utili idioti”.
Ammetto che rimango stupito di fronte alla positiva impressione che fanno alcuni eletti nel movimento cinque stelle a fronte del loro portavoce nazionale. A Lecce, in particolare, stimo molto Buccarella come persona e come Senatore, peccato che, anche in caso di votazioni con preferenza, non potrei mai votarlo perchè fa parte di un movimento che ora ritengo veramente pericoloso.

Termino portando tutta la mia solidarietà a Francesco Merlo, pur non condividendo tutto ciò che scrive, ritengo questo attacco veramente indecente, soprattutto, mi ripeto, se arriva da chi rivendica la guida del governo della nazione calpestando le regole minime di convivenza civile. Voglio quindi chiudere con le parole di Merlo su Repubblica: “ ... I capi (del movimento cinque stelle n.d.r.) sono miei coetanei inaciditi che innescano, danno fuoco alle polveri e nella black list dove oggi stanno i giornalisti, domani metteranno i manager, gli artisti, le figure pubbliche, siano a quando non arriveranno al vicino di casa. Ecco perchè di notte, mentre gli insulti continuavano a piovere, io ho sognato che quella marcia di tasti diventava un unico boato, un solo grande insulto che tornava finalmente al mittente, come uno sputo contro vento”.    

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