Il web, i social network in genere possono diventare luoghi
di parole in libertà, a volte amene, altre volte, ahinoi, dure, pesanti e
irritanti.
Un blog invece è una pagina creata per trasmettere messaggi,
può essere interattiva oppure chiusa come un giornale di carta, “io scrivo, voi
leggete se vorrete, domani è un altro giorno”. Comunque lo si utilizzi rimane un (non)luogo
che ha un “proprietario” che se ne assume la responsabilità. In quello che
state leggendo ho dovuto, dopo pochissimi giorni, bloccare alcuni commenti e
renderli non pubblicabili direttamente da chi li invia, ma moderarli. E’ una
cosa quasi detestabile, lo ammetto, sarebbe bello lasciare ampia libertà di
parola, però se nel mio blog un signore scrive frasi ingiuriose contro una
personalità o invita a risolvere con le pallottole una questione, allora io
divento responsabile per questo sciagurato, quanto meno mi sento il carico
della responsabilità.
E proprio l’anonimato è un invito ai più idioti che si
firmano con strani nik pensando (solo pensando) di essere invincibili in quanto
invisibili. In realtà ogni parola messa in reste rende il computer di partenza raggiungibile facilmente dalla polizia
postale. Non mi va però di entrare in questo girone, quindi ho scelto di
blindare il blog. Neppure pubblico post anonimi, chi vuole pubblicare si firmi (forse
è questo uno dei motivi per cui in circa mille post ho solo una ventina di
commenti).
Esiste tuttavia una parterre di blogger che è solito
inserire inviti alla violenza verbale per il gusto di far scatenare gli istinti
più bassi dei lettori che si sentono in dovere di intervenire pesantemente
amplificando la voce del “dissenso”. Se poi il provocatore è il capo di un
partito rappresentato in Parlamento, la cosa è decisamente grave. Che la
violenza verbale sia il nuovo modo di confrontarsi della nuova era politica lo
sappiamo bene, l’insulto è regola. Potrei citare Sgarbi, Santanchè, Mussolini,
i leghisti quasi in blocco e via dicendo.
Nel blog di Beppe Grillo (confesso di averlo
aperto in pochissimi casi per una naturale antipatia per lo sgarbismo e
la politica urlata, mi limito a leggere quello che riportano i media) si legge
una vera e propria lista di proscrizione per alcuni giornalisti rei di non
essere allineati con l’imbecillità. E si fanno nomi e cognomi, fin qui nulla di
strano, uno a casa sua può insultare chi vuole, affrontando, nel caso, il
giudizio della magistratura. La cosa sconcertante è che si lasci carta bianca
ai lettori (elettori) senza alcun filtro, in sostanza si fa la politica degli
ultras negli stadi dove alcuni urlano e provocano e i loro utili idioti
picchiano e lanciano bombe carta. Lo fece a suo tempo Mussolini con le camice
nere, lo fece Pinochet con i camionisti che bloccarono il Cile per consentirgli
il golpe. Lo fa Berlusconi ogni volta che istiga contro la magistratura, e
chissà che non sia dietro ad altri utili idioti, i forconi per esempio. Destabilizzare
per creare panico e giustificare sommovimenti. Avrebbe ottimi consiglieri in
materia. Attaccare giornalisti, magistrati, avversari politici è prassi ormai
troppo comune. E proprio Grillo dovrebbe ringraziare la Democrazia dei
giornalisti, sarebbe coperto da una cortina di silenzio se questi decidessero
(alla buon’ora) di non pubblicare più le parole di uno che li insulta un giorno
si e l’altro anche.
Francesco Merlo, in un lungo articolo su Repubblica, proprio
di questo parla, del suo nome lanciato via web dal dipendente di Casaleggio e delle
“libere” risposte dei lettori di questo tenore: “Non si tratta di usare le
pallottole, ma una rappresaglia ai giornalisti e agli stronzi di regime una qualche rappresaglia... tipo rigare la sua
macchina con le chiavi....” (Victorio
Pezzolla). “L’uccello di Repubblica fa schifo anche al mio uccello...” (senza
firma) e l’articolo ne cita molti altri. Il problema sta nel capire le
responsabilità,non già di quelli che commentano, ma proprio di chi li istiga a
farlo. Nella scelta politica e comunicativa di Grillo si nota la reintroduzione
delle liste di proscrizione, si sentono (direbbero i sommelier) afrori di Le
Pen, Almirante, Rauti, Alba Dorata, Stalin, con un retrogusto amaro e nero come
il Benito nazionale. Una vis polemica che tanto piace a una parte dei
berlusconiani e delle destre in generale.
Non è assolutamente un caso che nei sommovimenti dei forconi
ci fossero molti che si dichiaravano elettori del partito guidato da Casaleggio.
Non è un caso perchè dove c’è populismo ci stanno personaggi che vogliono un
uomo solo al comando, quelli che qualcuno chiamava “gli utili idioti”.
Ammetto che rimango stupito di fronte alla positiva
impressione che fanno alcuni eletti nel movimento cinque stelle a fronte del
loro portavoce nazionale. A Lecce, in particolare, stimo molto Buccarella come
persona e come Senatore, peccato che, anche in caso di votazioni con
preferenza, non potrei mai votarlo perchè fa parte di un movimento che ora
ritengo veramente pericoloso.
Termino portando tutta la mia solidarietà a Francesco Merlo, pur non condividendo tutto ciò che scrive, ritengo questo attacco veramente indecente, soprattutto, mi ripeto, se arriva da chi rivendica la guida del governo della nazione calpestando le regole minime di convivenza civile. Voglio quindi chiudere con le parole di Merlo su Repubblica: “ ... I capi (del movimento cinque stelle n.d.r.) sono miei coetanei
inaciditi che innescano, danno fuoco alle polveri e nella black list dove oggi
stanno i giornalisti, domani metteranno i manager, gli artisti, le figure
pubbliche, siano a quando non arriveranno al vicino di casa. Ecco perchè di
notte, mentre gli insulti continuavano a piovere, io ho sognato che quella
marcia di tasti diventava un unico boato, un solo grande insulto che tornava
finalmente al mittente, come uno sputo contro vento”.
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