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lunedì 1 maggio 2017

Cantar maggio



Il cantar maggio è tradizione antichissima, radicata nel centro nord Italia (Toscana, Lazio, Emilia, Liguri e Piemonte soprattutto) raccontava auspicio di buoni raccolti e la resurrezione della natura. in Toscana la notte fra il 30 aprile e il primo maggio, e solo in quella notte, giovani e giovinette poteva uscire a raccogliere fiori dai rami degli alberi, qualcuno li poteva utilizzare deponendoli davanti alla finestra della donna amata quale dichiarazione d'amore. Nelle Langhe era diffuso il Cantè i euv (catar le uova), gruppi di ragazze e ragazzi andavano nei cascinali dei signori cantando canti tradizionali e chiedendo in cambio uova fresche.

Del maggio a Costabona cantò un  mirabile pezzo Ivan Della Mea "Stu cantà culur de tera veur di creà..." Questo cantare color di terra vuol dire creare, creare cultura...   il maggio di Costabona ha origini epiche, drammatiche e farsesche, gioco e canti e tragedia si intrecciano nei giorni di maggio.


Nell' alessandrino invece, come racconta Enzo conti, dal suo profilo facebook, il leader del gruppo
I Tre Martelli che ha appena festeggiato i 40 anni di attività di ricerca di canti popolari:


Durante la nostra ricerca documentammo in diverse occasioni l'usanza del "Cantè Magg" (Cantar Maggio) un rito di innegabile derivazione pagana, collegabile alle antiche tradizione del Calendimaggio, in uso in diverse località del Piemonte fino circa agli anni '30 del secolo scorso. Nelle ore pomeridiane del primo maggio piccoli drappelli di bambine e ragazzine, in genere composto da tre fanciulle, giravano di porta in porta. In molte località una di loro, la sposa di maggio, vestiva in maniera sfarzosa e aveva in testa un cappellino a larghe falde. Sul petto portava il rametto di pino ornato di nastri. Le due damigelle avevano invece un canestro per le uova e talvolta un ramo verde guarnito di nastri colorati e con in cima una bambolina di panno raffigurante la primavera, con alcune ovvie differenze da zona a zona.
Enzo  Conti
Mentre di porta in porta attendevano l'offerta in denaro o in natura delle famiglie a cui rendevano visita, levavano il loro canto (di cui nel video riportiamo alcune strofe tratte dal nostro album "Giacu Trus" del 1985). L'inizio era simile al Cantè i'euv, la questua delle uova del periodo pasquale, con le solite strofe adatte ad ogni canto di questua: il saluto al padrone di casa, i complimenti alla gente della famiglia.
Su tutto, l'esaltazione del maggio, ripetuta più volte come un ritornello: Ben vena magg (Ben venga Maggio). Più anticamente i doni venivano richiesti in nome di una divinità vegetativa che si credeva incarnata nel maggio e portata dalle fanciulle di casa in casa. Di qui l'abitudine di non negare l'offerta, per non offendere lo spirito vegetativo che in primavera rinasce e dal quale dipendono la fertilità della campagna e la ricchezza dei raccolti. Già la festa pagana di Attis vedeva un pino tagliato e adornato di bende e ghirlande, le stesse bende che adornano l'albero del "Piantè Magg" (Piantar Maggio) rito differente ben diffuso nel Roero e in Langa, e praticato sempre in tale mese, in cui si ravvisano anche elementi della antica festa celtica di Beltane.
Riguardo la diffusione europea di tali riti primaverili vedere: "Il ramo d'oro" di James George Frazer (Glasgow 1854 - Cambridge 1941).
Per il Piemonte:
G. Ferraro - Canti popolari monferrini - 1888
A. Barolo - Folklore monferrino - 1931
A. Vivanti - Canti popolari in Monferrato, Pasqua, le uova, la Passione - 1954
E. Cappelletti, R. Mamino, M. Pregliasco - Sopravvivenza e vitalità del canto popolare nell'alta Langa - 1981
S. Benaduce, S. Benedetti, G.R. Morteo, - Spettacolo e spettacolarità tra Langhe e Roeri - 1981
F. Castelli - Ballate d'amore e d'ironia. Canti della tradizione popolare alessandrina - 1984
T. Mo - Le parole della memoria - 2005
A. Adriano - Feste sotto la luna - Balli e ballate dell'albese - 2006

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