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giovedì 13 luglio 2017

Fu riduzione in schiavitù. Finito il processo di primo grado

Riconosciuto dai giudici nel primo grado di giudizio il reato più aberrante , la riduzione in schiavitù. Come si legge su Lecceprima.it 15 imputati sono stati condannati perchè i ragazzi che lavoravano nei campi erano trattati effettivamente come schiavi. 

Yvan Sagnet


Condanna per Pantaleo Latino, detto “Pantaluccio”, 62enne di Nardò, che sarebbe stato il referente per tutti i sodali; Marcello Corvo, 56enne, Livio Mandolfo, di 50 anni, tutti di Nardò e per Giovanni Petrelli, 54enne di Carmiano. Condannato anche il "reclutatore" Saber Ben Mahmoud Jelassi, tunisino di 46 anni detto Sabr (da cui, il nome dell'inchiesta) e gli altri tunisini: Ben Abderrahma Jaouali Sahbi, 47 enne, Bilel Ben Aiaya, 33 enne;  i cittadini sudanedi Saed Abdellah, detto Said, 30 anni; Meki Adem, 56 anni; Nizqr Tanjar, 39enne; Tahar Ben Rhouma Mehadaoui detto Gullit e l'algerino Mohamed Yazid Ghachir. Alle parti civili inoltre è stato riconosciuto il risarcimento danni.

Tutto ebbe inizio nel 2011, quando un giovane ingegnere Camerunense, Yvan Sagnet, si mise a capo della rivolta alla Masseria Boncuri nella quale vivevano ammassati in condizioni indecenti i ragazzi utilizzati per raccogliere angurie. Nel 2012 la procura di Lecce aprì i fascicoli, ricordo la conferenza stampa del Procuratore Cataldo Motta che diceva "ho dovuto riprendere in mani i libri, il reato di riduzione in schiavitù l'avevo sottostimato all'università, mi sembrava anacronistico, invece...."

Il problema, tuttavia, non è finito, anzi, dilaga anche nel profondo nord dove immigrati sottopagati e maltrattati raccolgono uva moscato in Monferrato, frutta e verdura in Emilia, mele in Trentino e via dicendo, è una mafia tentacolare che porta profitti indecenti ai caporali e a chi gestisce il traffico di esseri umani.  
Anche per questo, forse, chiedere la confisca dei beni agli imprenditori colti con le mani nel sacco, che utilizzano mano d'opera in nero facendola gestire da caporali non sarebbe male.
A Boncuri l'immigrato veniva scelto dal caporale, veniva portato al lavoro nei campo pagando il viaggio in furgoni, gli venivano detratti i costi del panino e dell'acqua, infine doveva dormire dove meglio poteva arrangiarsi, a terra o sotto gli ulivi, in attesa del giorno successivo, nella speranza di essere scelto. 

Interessante l'intervista a Yvan Sagnet su iuppiternews.it/.

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