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mercoledì 13 settembre 2017

Saudade (nostalgia del futuro)

Quem mostra' bo
Ess caminho longe?
Quem mostra' bo
Ess caminho longe?
Ess caminho
Pa Sao Tomé

Sodade sodade
Sodade
Dess nha terra Sao Nicolau

 Si bo 'screve' me
'M ta 'screve be
Si bo 'squece me
'M ta 'squece be
Até dia
Qui bo voltà

Sodade sodade
Sodade
Dess nha terra Sao Nicolau


Chi ti ha mostrato
Questo lungo cammino?
Chi ti ha mostrato
Questo lungo cammino?
Questo cammino
Verso Sao Tomé

Nostalgia, nostalgia
Nostalgia
Di questa mia terra, Sao Nicolau

Se mi scriverai
Io ti scriverò
Se mi dimenticherai
Ti dimenticherò
Fino al giorno
In cui tornerai

Nostalgia, nostalgia
Nostalgia
Di questa mia terra, Sao Nicolau





Nostalgia del futuro.
Saudade può avere anche questa accezione: “malinconia per qualcosa che non si è vissuto e che si vorrebbe vivere”. Saudade è portoghese, è brasiliana. E’ del sud profondo, dove le emozioni si fanno forti, a Napoli esiste una parola che potrebbe essere simile: appocundria, cantata da Pino Daniele in un suo album. Perché i sud del mondo sono sanguigni, irrequieti, diretti. Qui incontri passioni forti e immense contraddizioni, gelosie e amori folli, palazzi baronali e palazzi diroccati, storia, molta storia, i turchi e i podestà che erano espressione delle baronie, il socialista che, durante gli anni bui della dittatura, portava la figliola con una coccarda rossa in testa il primo maggio e veniva regolarmente incarcerato. Emigrazione verso paesi che offrivano lavoro, e lo si faceva a qualunque costo per poi tornare dopo anni, magari distrutti, ma con i soldi per costruirsi una casa.
Pensando alla nostalgia del futuro non si può non tornare alle “prime volte”.
Quella volta in cui mio padre mi lasciò ed io imparai ad andare i bicicletta senza rotelle convinto che mi tenesse saldamente. Quella volta in cui sentii una forte attrazione per una ragazza. Il primo bacio. La prima lezione di guida. La forza con cui si credeva che il mondo doveva essere cambiato. “Tutto e subito” però, senza intermediazioni. Il tramonto fotografato con le colline del Monferrato dietro. La magia nel vedere la fotografia comparire piano piano nel bagno di acidi in camera oscura. La prima volta in cui andammo a Genova quasi pionieri a scoprire un mondo immenso di navi, vicoli, puttane, contrabbandieri di sigarette con i loro banchetti. La prima ciucca con sambuca un capodanno di soli maaschi timidi. Il primo viaggio in treno verso terre lontane: Roma. E ancora mille prime volte che avevano il sapore di un inizio e la certezza che si doveva crescere sempre, scoprire sempre, rifare altre prime volte, sentire altre prime emozioni. Con la malcelata certezza, in fondo, di essere immortali.
Poi l’incontro con le prime delusioni perdendo una battaglia o con la fine di un amore che doveva essere eterno, il cambiamento con altre prime volte, lavori, emozioni nuove. Nuove persone che passano nella tua vita, alcune come meteore, altre come rocce impossibili da spostare, stanno lì, son certezze.  
Poi improvvisamente ci si ritrova così, meno speranzosi , ci si accorge che arriva quella saudade, quella nostalgia di un futuro che la disillusione ha cancellato.
I baci sono stati mille e altri mille, si guida l’auto con naturalezza, la sambuca non mi piace proprio, preferisco il vino rosso ma non mi ubriaco perché poi sto male. A Genova non ci stanno più i banchetti con le sigarette.  E il mondo che volevamo cambiare, accidenti è più marcio di prima e non si vede possibilità di mutare l’esistente. Questa saudade, voglia di futuro, nostalgia delle cose belle immaginate, lontane, da raggiungere ma raggiungibili, può diventare resa allo stato delle cose.  Si vota perché si deve fare, senza molte speranze di cambiare il mondo. Spesso non lo si fa.
Si insulta chi insulta l’immigrato solo perché mussulmano, avendo però la certezza che l’insultatore voterà per chi insulta più forte e forse vincerà. Eppure quando avevamo un futuro eravamo certi che il razzismo non era qui, non qui. 
Così guardi i ragazzi che si baciano, loro sì, ancora senza saudade, con un futuro tutto da inventare, e ti commuovi augurando loro un futuro, solo un futuro senza angosce.
“Saudae, saudade, saudade” canta Cesaria Evora, lei la conosce, la canta, la vive.


Mentre scrivevo queste righe, il caso, il caos, empatia o chissà quale diavoleria, è arrivata la notizia della morte di Marcello Pantani. Saudade… Appunto.

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